Eishockey Forum - Playoff-Viertelfinale: SG Cortina - HC Valpellice

[Zitat] Questione stranieri: un`opinione da Torre Pellice

La sfida tra Hafro Cortina e Valpellice Bodino Engineering sarebbe bellissima, se a parlare fosse solo il ghiaccio. Due formazioni in grado di esprimere dell’ottimo hockey, con due grandi allenatori e ottimi interpreti in ogni ruolo (a partire dai portieri, Levasseur e Valiquette). I veneti si sono aggiudicati nettamente e meritatamente il primo round. La serie è lunga e aperta: domani è in programma la rivincita a Torre Pellice.
Quello che dispiace è la campagna mediatica messa in campo alla vigilia dell’inizio dei Quarti di finale. Un attacco frontale all’Hc Valpellice per la sua posizione in fatto di stranieri («Campionato falsato», è giunto a dichiarare il presidente del Cortina Moser). Peccato che questa decisione non sia affatto recente né repentina, ma adottata sin dalla primavera 2011, quando il presidente dell’Hcv Marco Cogno dichiarò di non accettare la richiesta di altre otto società (su dieci) di ridurre il numero di stranieri sul ghiaccio: una richiesta in violazione a un accordo tra gentiluomini di durata biennale, siglato all’unanimità, che lo stabiliva sia per il 2010/11 che per il 2011/12.
Potremmo discutere a lungo su quale sia il numero congruo di stranieri per il bene del nostro hockey: le opinioni possono senz’altro divergere, da club a club, da tecnico a tecnico, da appassionato ad appassionato. Potremmo anche disquisire se - una volta cestinato dalle altre otto società il “patto” biennale stipulato nel 2010 - la Valpe abbia fatto bene a rifarsi al regolamento federale (l’unica vera norma vigente in materia) o se avrebbe potuto comportarsi piuttosto come il Pontebba - l’altra “reproba” - che ha preferito attenersi all’accordo precedente.
Ma quello che non si può accettare è il rovesciamento della realtà. Il presidente della Lega Hockey (cioè il “sindacato” dei club), Nilo Riva, ha rassegnato polemicamente le proprie dimissioni perché - apprendiamo da un articolo pubblicato sul sito dell’Alleghe, sua società di riferimento - Valpellice e Pontebba avrebbero «rotto il “patto”» sancito da una stretta di mano. Questo è falso, perché quel patto Valpellice e Pontebba non lo hanno mai sottoscritto.
«Abbiamo cercato in tanti modi - dichiara Riva - di concordare, limitare, verificare le esigenze del movimento soprattutto in mancanza di strumenti federali normativi che portino a regole ferree da rispettare nel tesseramento degli stranieri. Mi sembra che il fallimento sia ben visibile». Non capiamo quale sia questa supposta mancanza di strumenti federali: esiste un regolamento Fisg tuttora in vigore che chiarisce nel dettaglio il numero di giocatori stranieri che si possono schierare, dividendoli per categoria. Non dimentichiamo che, proprio per la violazione di una norma federale che impone l’inserimento a roster di un portiere di scuola italiana, il Val Pusteria ha perso a tavolino una delle partite della finale 2010/11 contro l’Asiago: insomma, le regole ci sono e gli strumenti per applicarle anche.
Non desideriamo sindacare sulla legittima scelta dell’Asiago prima e del Cortina poi di schierare tutti gli stranieri a loro disposizione nelle sfide contro il Valpellice, pur violando - loro sì - un accordo che reca la loro firma. Lascia però perplessi il fatto che questi club abbiano in organico un numero di atleti di formazione straniera molto vicino a quello della Valpe (10 il Cortina, 12 l’Asiago, 12 i torresi), se è vero che il principale intento dell’agreement era proprio quello di “risparmiare” sull’ingaggio dei giocatori provenienti da federazione estera (che riteniamo siano pagati allo stesso modo, sia che giochino sia che siedano in tribuna per soprannumero).
Chiudiamo con un appello, anche a costo di scadere nella retorica: stiamo parlando pur sempre di sport. E di un bellissimo sport. Forse sarebbe il caso di ricondurre le diatribe - che nel nostro hockey ci sono sempre state e purtroppo sempre ci saranno - nell’alveo del buon senso. Godendoci lo spettacolo di Cortina-Valpe.

[Zitat] mancanza di strumenti federali normativi che portino a regole ferree da rispettare nel tesseramento degli stranieri.